Sabato 21 Giugno 2025
REDAZIONE ESTERI

Gli italiani bloccati: "Nei rifugi sotto i razzi. I miei figli sconvolti"

di Nicoletta Tempera BOLOGNA "È suonato adesso l’allarme, stiamo entrando nella safe room. È il primo durante il giorno da quando sono...

Giannalberto De Filippis, con i figli Liam, 15 anni, e Luna, 12. Si trovano a Maalot, una frazione di Nahariya, un’ora e mezza a nord di Tel Aviv

Giannalberto De Filippis, con i figli Liam, 15 anni, e Luna, 12. Si trovano a Maalot, una frazione di Nahariya, un’ora e mezza a nord di Tel Aviv

di Nicoletta Tempera

BOLOGNA

"È suonato adesso l’allarme, stiamo entrando nella safe room. È il primo durante il giorno da quando sono iniziati i raid". La safe room è una stanzetta di 2 metri per 2, con una porta blindata e una piccola finestra, anche questa blindata. Giannalberto De Filippis, risponde da qui alla chiamata su WhatsApp. Con i figli Liam, 15 anni, e Luna, 12, si trova a Maalot, una frazione di Nahariya, un’ora e mezza a nord di Tel Aviv. La famiglia di Loiano, sull’Appennino bolognese, era arrivata in Israele lo scorso 30 maggio. E adesso è bloccata nel Paese.

Giannalberto, si è già messo in contatto con la Farnesina? Che notizie avete?

"Abbiamo parlato con l’ambasciata. Sappiamo che altri Paesi si stanno già muovendo per organizzare il rimpatrio dei connazionali. Non l’Italia. Ci hanno detto solo di attenerci alle direttive di sicurezza".

Come avete vissuto in questi tre giorni?

"La prima notte ci trovavamo a Chorazim, a pochi chilometri dal lago di Galilea. Nell’appartamento dove alloggiavamo non c’era una safe room e quando è suonato l’allarme siamo corsi in un rifugio comune. Abbiamo preso delle coperte, acqua, il minimo. Qui sono molto preparati, ma per i miei figli è stato scioccante. Adesso ci stiamo spostando a Neve Ziv, da un altro parente".

Come mai siete in Israele?

"Per il matrimonio di una cugina di mia moglie Michal, che è originaria di qui. Erano più di 2 anni che non tornavamo. Abbiamo deciso per questa occasione, perché la tensione in quest’ultimo periodo ci sembrava un po’ allentata. Mia moglie, che è in tournée di danza in Germania, ci avrebbe dovuto raggiungere in questi giorni. Poi lo spazio aereo è stato chiuso. Il nostro volo di ritorno era in programma il 24 giugno. Ma ad oggi non sappiamo nulla".

Come è la situazione dove vi trovate?

"Questa è una città piccola, non è al centro dei raid. Ma gli allarmi suonano di continuo. Mio nipote, che ha 13 anni, forse perché è cresciuto in un contesto così delicato, è quasi abituato a questi trasferimenti forzati nei rifugi, sembra che siano parte della sua quotidianità".

E lei?

"Io cerco di stare tranquillo per non agitare di più i miei figli. Ho vissuto qui per diverso tempo. La mia prima esperienza in Israele risale a 20 anni fa, c’era la guerra con il Libano. Era diverso però. Ora la vivo con il senso di un padre, che deve riportare a casa sani e salvi i suoi figli".