C’erano una volta, e in fondo ci sono ancora, donne piccole e forti, che camminavano a testa bassa per non perdere l’equilibrio, piegate sotto il peso di casse piene di limoni, su sentieri stretti e scoscesi, a volte bagnati, spesso pericolosi. Le chiamavano "formichelle", come piccole formiche operose che tenevano in piedi l’economia della Costiera Amalfitana, portando sulle spalle il prezioso "oro giallo": il limone sfusato. Oltre ai limoni trascinavano anche carbone, ghiaccio, balle di stracci; senza sosta, senza lamentele. Spesso incinte, a volte anche al nono mese; con alcune che partorivano lungo il tragitto.
È a queste donne che la scrittrice Alessia Castellini ha scelto di dare voce ne Il sentiero delle formichelle (Piemme). E lo ha fatto con uno sguardo mai nostalgico, ma necessario. Due linee temporali, due coppie di sorelle - Rachele e Nannina nel passato, Ninfa e Alelì nel presente - si intrecciano in un racconto che alterna realismo storico e riflessione generazionale. Un romanzo che affonda le radici nel fango delle mulattiere di Tramonti e sboccia nei dubbi esistenziali delle ventenni di oggi.
“Nannina e Rachele sono un omaggio a due vere formichelle”, racconta Castellini nel nostro vodcast “Il Piacere della Lettura”. Una delle due, Nannina, è ancora viva. Ha 90 anni e ha percorso davvero quei sentieri. Con il volto scavato e la voce forte, ha ricordato cosa significasse essere una formichella: lavorare anche in gravidanza, subire in silenzio, sopravvivere con dignità. "Uscire di casa, per loro, era già una ribellione", dice l'autrice.

Ma nel romanzo c’è anche Ninfa, ventenne di oggi, che si sente inadeguata, schiacciata dalle aspettative sociali, che ha deciso di non andare all’università e che sta ancora cercando di capire chi diventare. C’è Alelì, la sorellina perfetta, che a soli otto anni ha già un ruolo da interpretare. E poi ci sono gli odori della memoria - limoni, castagno, mare e bosco - che riportano tutto a galla. “La casa di nonna Adriana odorava di memoria. Certe cose puoi anche non viverle, ma lo sai che odore hanno.”, recita un passo del libro.
L’intervista si fa intima, emotiva, quando si parla di violenza domestica. "Le donne non sapevano leggere, ma iniziavano a capire che potevano farcela da sole. A Tramonti si conoscevano gli uomini solo dopo averli sposati. E a volte era troppo tardi". La guerra, l’assenza degli uomini, le nuove leggi sul lavoro femminile: tutto contribuì ad accendere una scintilla, una consapevolezza che, purtroppo, spesso si infrangeva contro l’analfabetismo e la violenza normalizzata.
Ma Il sentiero delle formichelle non è soltanto un romanzo sulla memoria. È una storia di conquista, di radici che si possono e si devono trasportare. È la prova che, anche oggi, le donne continuano a camminare su sentieri difficili. Che la strada per la libertà passa ancora dalle spalle forti, dall’affanno, dalla fatica quotidiana.
Il finale dell’incontro è tutto per loro: le formichelle di ieri e le giovani di oggi. Quelle che hanno rotto il silenzio e quelle che ancora stanno imparando a farlo. Quelle che hanno trovato una voce nei libri, nei vodcast, nei ricordi che profumano di limoni e libertà.
Perché, come dice Castellini: "Le tradizioni non sono immobili, si devono custodire, ma anche trasportare". Come hanno sempre fatto le donne, e come continueranno a fare, finché ci sarà anche un solo sentiero da percorrere.