
Il segretario nazionale UilTucs Paolo Andreani
Roma, 11 giugno 2025 – L’incidenza del lavoro precario e atipico nei servizi raggiunge il 34,7%, attestandosi al 50% nella ristorazione. Sono le attività ad alta precarizzazione a registrare i livelli retributivi più esigui che, nella ristorazione, si attestano a circa 10mila euro annui lordi per i lavoratori stabili, a 5500 euro per quelli a termine, e 7100 per gli stagionali. Ci sono poi lavoratrici e lavoratori che fanno lo stesso lavoro, hanno un’identica mansione, ma una differenza di stipendio che, in un anno, può arrivare anche ad oltre 7mila euro. E’ questa la fotografia che emerge da ben quattro ricerche svolte da quattro esperti di lavoro e presentate nella tre giorni organizzata dalla Uiltucs, la Uil del terziario, dedicata al lavoro povero, culminati con l’assemblea nazionale dei delegati e delle delegate, a Firenze, dal titolo “Libertà povera, povera libertà”. “I tanti rinnovi hanno riaffermato nel migliore dei modi il valore del Contratto collettivo nazionale ridando forza al rapporto tra gli art. 36 e 39 della Costituzione – spiega Paolo Andreani, segretario generale Uiltucs –. Il lavoro grigio e precario ruba i sogni di tante persone per gli orari impossibili, programmati di settimana in settimana per le poche ore di lavoro che condannano 600.000 part-time involontari, in prevalenza giovani e donne a povertà salariale e previdenziale”.
Andreani annuncia poi: “Siamo pronti, per i contratti pirata e i part-time inferiori al minimo contrattuale a ricorrere alla magistratura e ai giudici come abbiamo fatto, con successo, per la vigilanza privata: a nostro avviso si incorre nel reato di sfruttamento dei lavoratori ai sensi dell’art. 603 bis Cp. Il riferimento è ai contratti nel turismo sotto le 15 ore settimanali e a quelli sotto le 20 nel terziario”. “Ora – conclude - dobbiamo avanzare nelle trattative sui contratti aziendali, per negoziarne altri 60, oltre i 50 già definiti, e generalizzare la contrattazione di secondo livello”. I quattro report sono serviti anche a supportare la proposta messa in campo dai vertici della Uiltucs per fermare la deriva del lavoro povero e lo sfruttamento. Una proposta che si basa su 3 richieste contrattuali: l’incremento del part time minimo a 25 ore, la paga oraria incrementata la domenica del 50%, e nei festivi del 100%. Ma torniamo ai report presentati. A dare forza ai progetti dell’organizzazione sindacale sono state le ricerche e gli approfondimenti statistici realizzati dalla professoressa Silvia Ciucciovino (ordinaria di Diritto del lavoro, Università degli Studi Roma Tre), dal professor Michele Faioli (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano), Fabio Piacenti (presidente dell'Istituto Eures, Ricerche Economiche e Sociali) e Luca Visentini, esperto in politiche europee e del lavoro. Lavoro precario e atipico. L’incidenza del lavoro precario e atipico nei servizi raggiunge il 34,7%, attestandosi al 50% nella ristorazione. Tra il 2015 e il 2023 la crescita degli occupati è trainata dai lavoratori a termine con un + 70,2%, e dagli stagionali (+78,6%). Nel 2023 i lavoratori a termine sono pari a 3.272.983, e gli stagionali a 625.015. Le donne precarie crescono nello stesso periodo del 75,3% a fronte del + 7,9% delle lavoratrici stabili; crescono del 67,3% gli uomini precari a fronte del +11,1% degli stabili.
I livelli retributivi
Sono le attività ad alta precarizzazione a registrare i livelli retributivi più esigui che, nella ristorazione, si attestano a circa 10 mila euro annui lordi per i lavoratori stabili, a 5500 euro per quelli a termine, e 7100 per gli stagionali. Nei servizi il Part time significa in molti casi condanna al lavoro povero. La retribuzione media di 600.000 part-time involontari su oltre un milione tra turismo, commercio e servizi, infatti, è di 11.718 euro lordi annui. Rilevante è il divario di genere dovuto all’inquadramento contrattuale. La retribuzione media delle lavoratrici precarie del terziario si attesta a 9.212 euro lordi annui contro i 10.785 euro degli uomini.
Pirateria contrattuale
Ci sono poi lavoratrici e lavoratori che fanno lo stesso lavoro, hanno un’identica mansione, ma una differenza di stipendio che, in un anno, può arrivare anche ad oltre 7mila euro. Parliamo di chi è assunto con contratto pirata, e uno assunto con Ccnl sottoscritto dalla Uiltucs, con gli altri sindacati.
Copertura contrattuale
In Italia, infine, il tasso di copertura della contrattazione nel terziario è ben sotto all’80% dei dipendenti: c’è una “zona grigia” di quasi 2 milioni di lavoratori nel terziario per i quali non si sa quale è il Ccnl applicato.
La “Proposta 25-50-100”
L’assemblea nazionale, che ha portato nel capoluogo toscano oltre 1200 lavoratrici e lavoratori da tutta Italia, ha visto il lancio della “Proposta 25-50-100”: una proposta destinata a contrastare il lavoro povero, che si incentra su 3 richieste contrattuali:
- l’incremento del part time minimo a 25 ore
- la paga oraria incrementata la domenica del 50%
- la paga nei festivi incrementata del 100%
La Uiltucs chiede, inoltre, per contrastare la pirateria contrattuale, che rende più povere le lavoratrici e i lavoratori, l’obbligo per le aziende di dichiarare il contratto applicato.
“Il mercato del lavoro è disordinato e lento – insiste, a sua volta . Samantha Merlo (segretaria nazionale Uiltucs, delega Pari opportunità, precariato, giovani - Accanto ai pochi con buone retribuzioni si annidano sacche di salari insufficienti accompagnati dalla presenza di lavoro sfruttato, irregolare e nero che alimentano il sommerso e relegano le persone alla povertà e all'insicurezza. Povertà non più legata alla disoccupazione, ma che ha a che fare con salari bassi e discontinui e riguarda molte lavoratrici e lavoratori che noi rappresentiamo: stagionali, addetti alla ristorazione, alle vendite della distribuzione moderna organizzata, dove di organizzato ritroviamo ben poco, part time involontari nati per rispondere a un’organizzazione del lavoro che si piega alla frenesia dei consumi. E part time volontariamente obbligati, dove a piegarsi sono le persone di fronte alle scelte lavorative e familiari”. Perché “La povertà non può essere considerata un destino, una responsabilità individuale. La povertà è collegata ad un sistema di politiche ed interventi sociali che non funzionano o che semplicemente non esistono”.