Domenica 15 Giugno 2025
REDAZIONE ECONOMIA

Trump annuncia accordo con la Cina: “Dazi Usa al 55% contro il 10%”. Giallo sulle cifre: la spiegazione

Il tycoon anticipa sui social i termini dell’intesa. Ma WSJ: “Tariffe su made in China restano al 30%, il presidente somma quelle del precedente mandato”. Il grimaldello dei permessi di soggiorno e la partita dei minerali. La Cina avrebbe però limitato a 6 mesi le licenze di vendita di terre rare negli Usa

I presidenti cinese e americano Xi Jinping e Donald Trump (Afp)

I presidenti cinese e americano Xi Jinping e Donald Trump (Afp)

Washington, 11 giugno 2025 – Dopo mesi di tensioni, minacce e ritorsioni, Trump annuncia un accordo commerciale con la Cina. L’intesa è ancora “soggetta all'approvazione finale da parte del presidente Xi e mia”, precisa il tycoon, che in ogni caso ne anticipa i contenuti. Pechino “fornirà subito magneti completi e tutte le terre rare necessarie – anticipa il tycoon su Truth – . Allo stesso modo, noi daremo alla Cina quanto concordato, inclusa la possibilità per gli studenti cinesi di frequentare i nostri college e università (cosa che per me è sempre andata bene!). Otteniamo un totale del 55% di dazi, la Cina il 10%. Il rapporto è eccellente! Grazie per l'attenzione su questa questione!”.

Giallo sulle cifre

Il post del presidente degli Stati Uniti è estremamente sintetico e forse volutamente laconico, tanto che gli effettivi termini dell’accordo non sono comprensibili. La stessa agenzia finanziaria Bloomberg, parla di "linguaggio confuso e poco chiaro”, che non consente di apprezzare la portata delle decisioni prese. Secondo quanto ha precisato un funzionario dell'amministrazione al Wall Street Journal, i dazi resteranno allo stesso livello di quanto stabilito nelle settimane scorse a Ginevra, quando gli Usa si sono impegnati a ridurre le tariffe sul made in China al 30% e la Cina al 10%. Il 55% di dazi alla Cina di cui Donald Trump parla nel suo post su Truth, come spiega un funzionario della Casa Bianca citato dal Guardian, rifletterebbe semplicemente il dazio "reciproco" di base mondiale del 10% sulle importazioni imposto da Trump, l'imposta del 20% sul traffico di fentanyl e un dazio preesistente del 25% sulla Cina.

Dalle parole usate dal tycoon appare evidente come lo stop ai visti per gli studenti stranieri che accedono alle prestigiose università americane – quelli cinesi sono una parte cospicua del totale – sia stata usata come grimaldello per ottenere benefici commerciali dalla Cina: un abbassamento delle tariffe e l’accesso ai minerali.

''Il presidente Xi e io lavoreremo a stretto contatto per aprire la Cina al commercio americano – aggiunge Trump –. Sarebbe una grande vittoria per entrambi i Paesi!''. 

La partita delle terre rare

Dalla sua la Cina aveva l’‘arma’ delle terre rare, elementi utilizzati in veicoli elettrici, hard disk, turbine eoliche e missili. Recentemente Pechino, maggiore fornitore mondiale, ha rallentato il flusso verso l’estero. Come ritorsione sugli annunciati dazi Usa, all'inizio di aprile aveva iniziato a chiedere agli esportatori nazionali una licenza per spedire all’estero i sette elementi chiave e i relativi magneti. 

“La questione delle terre rare ha chiaramente prevalso sulle altre parti dei negoziati commerciali a causa delle interruzioni negli impianti negli Stati Uniti", ha spiegato Paul Triolo, esperto di tecnologia presso il Center for China Analysis dell'Asia Society Policy Institute, in un seminario lunedì scorso. Questa interruzione, che ha costretto il colosso automobilistico statunitense Ford a sospendere temporaneamente la produzione del suo Suv Explorer, "ha davvero attirato l'attenzione della Casa Bianca”. 

Ma in serata il Wall Street Journal ha rivelato che la Cina avrebbe limitato le licenze per l'esportazione di terre rare ai produttori statunitensi a 6 mesi. Pechino si darebbe in questo modo un vantaggio nel caso in cui le tensioni commerciali dovessero riaccendersi. I negoziatori cinesi hanno accettato il ripristino temporaneo delle licenze dopo l'ultimo round di intensi colloqui con i loro omologhi americani a Londra, volti a mantenere i termini dell'accordo raggiunto a Ginevra il mese scorso. In cambio, secondo le fonti, i negoziatori statunitensi hanno accettato di allentare alcune recenti restrizioni sulla vendita alla Cina di prodotti quali motori a reazione e parti correlate, nonchè l'etano, un componente del gas naturale importante nella produzione di materie plastiche. I dettagli dell'accordo sono comunque ancora in fase di definizione. Secondo quanto riferito, nell'ambito dell'accordo, le licenze temporanee per le terre rare che Pechino dovrebbe iniziare a rilasciare immediatamente riguarderanno principalmente elementi utilizzati nella produzione di veicoli elettrici, turbine eoliche, elettronica di consumo e attrezzature militari