Oltre la Cortina di Ferro: la rinascita della Germania Est con Goethe e Lutero
Da Eichsfeld a Duderstadt, da Eisenach a Weimar: viaggio lungo un confine riconsegnato alla natura, fra case a graticcio, antichi castelli e città entrate nel patrimonio Unesco

L'elegante centro storico di Erfurt
Dagli anni della DDR è cambiato tutto. Rimossi mine e reticolati costati la vita a centinaia di persone in fuga, l’invalicabile confine tracciato fra le due Germanie ai tempi della Guerra Fredda è diventato una linea verde rinaturalizzata che collega, oltre ai musei che raccontano un periodo tremendo, anche tanti luoghi preziosi, dalla fortezza diventata rifugio di Martin Lutero alla città del più grande poeta tedesco, dalla casa natale di Bach a una moltitudine di ponti, chiese e castelli che hanno visto passare la grande storia. Siti spesso entrati nel patrimonio universale dell’Unesco, compleanni da celebrare (quello del Faust prima di tutti) e altre piccole perle ancora tutte da scoprire.
Duderstadt, a Ovest del confine
Impossibile non restare affascinati da questa minuscola cittadina della Bassa Sassonia che ha legato la sua storia a una posizione fortunata, al centro dei traffici commerciali del Medioevo.

Le quasi cinquecento case a graticcio e uno dei municipi più antichi del Paese, affacciato su una piazza scenografica che era il cuore della vita religiosa e civile, sono il suo biglietto da visita. Qui il tempo sembra essersi fermato: ogni dettaglio è valorizzato con cura all’ombra del tetto ritorto della quattrocentesca Westertor, l’unica superstite di almeno otto torri che svettano dall’antica cinta muraria, ancora in parte conservata. Secondo la leggenda il profilo attorcigliato del tetto, una vera e propria audacia architettonica, sarebbe opera di uno scherzo del Diavolo contro le donne che, stanche di vedere i mariti riempirsi di birra, avevano reagito prendendolo a sassate. Originalità al potere anche nell’architettura del municipio, nato come grande magazzino e poi utilizzato come sede dove amministrare la giustizia: le origini risalgono al Trecento, di grande effetto le tre torri in legno e la scalinata rinascimentale. Sull’antica piazza del mercato si affacciano anche due chiese, oltre allo Zum Löwen Design hotel resort & Spa, un coccoloso albergo dall’ottima cucina nato nel 1693 e premiato dalla guida Falstaff come ”Best of Germany 2023”.

Una pausa da concedersi prima di affrontare il vicinissimo museo del confine.
Il Museo della Frontiera di Eichsfeld
A pochi chilometri di distanza, il pugno nello stomaco della storia. Il Museo del Confine (Grenzlandmuseum) è ospitato nell'ex edificio dell'amministrazione doganale al valico di frontiera di Duderstadt-Worbis, fra le due Germanie nate dopo la seconda Guerra mondiale, dove la Bassa Sassonia lascia il passo alla Turingia. Inaugurato nel novembre 1995, il museo accompagna il visitatore a rivivere la storia del confine intra-tedesco e il suo drammatico impatto sulla vita delle persone e sulla natura, con l’obiettivo dichiarato di mantenerne viva la memoria come monito per il futuro.

Non a caso, chi entra oggi si imbatte in una mostra su tutti i muri che dividono Paesi e popoli nel mondo: dalle due Coree al Messico e gli Stati Uniti, dalla Spagna e il Marocco a Israele e la Palestina. Il museo di Eichsfeld nasce in un territorio considerato un’enclave cattolica, da un lato occupata dagli inglesi, dall’altro dai sovietici. Un sentiero circolare conduce all'ex barriera di confine e alle installazioni di sicurezza proprio là dove il sistema micidiale di divisione e controllo è stato innalzato dopo la nascita del muro di Berlino il 13 agosto del 1961. Qui dal ’61 al ’73 non c’era neppure una frontiera da varcare fra la Germania federale e la DDR, ma un “muro” fatto di reticolati, allarme, filo spinato, mine di terra e persino un sistema automatico di sparo ad altezza d’uomo ogni tre metri.

“Nel 1989 ho varcato la frontiera per la prima volta”, racconta Ludger Windolph, che oggi accompagna i visitatori. Poi, dopo avere visto le foto e i sistemi del controllo custoditi nel museo, finalmente si esce a respirare. Un'escursione attraverso l'ex striscia di confine, ora riserva naturale, fino al primo centro naturalistico della Fondazione Heinz Sielmann completa la visita.
Green Belt, la rivincita della natura e dell’uomo
Oggi è un meraviglioso corridoio verde largo fra i 50 e i 200 metri che attraversa tutta la Germania per 1.393 chilometri: rifugio di innumerevoli specie animali e vegetali rare, costituisce la rete di biotopi più grande del Paese ed è uno dei suoi siti museali open air più importanti, destinazione ideale per chi ama l’outdoor e l’escursionismo a piedi e in bicicletta. Il suo nome è “Green Belt” ed è nata nel dicembre del 1989 per schiudere nuovi orizzonti dove fino ad appena un mese prima correvano solo i confini drammatici di quella che era conosciuta nel mondo come la Cortina di Ferro.

L’origine del progetto risale a un documentario girato nel 1988 dal biologo Heinz Sielmann, che presentava la natura rigogliosa e la ricchezza faunistica della “striscia della morte”: questa zona off limits all’ombra di recinzioni e torrette di guardia, disabitata e tenuta sgombra dalla vegetazione alta, era rimasta allo stato naturale per decenni divenendo rifugio di molte specie animali anche in via d’estinzione come l’averla cenerina e il pettirosso, dando vita a un lungo corridoio verde di straordinaria biodiversità lungo il confine che per oltre 40 anni ha diviso la Germania e l’Europa intera in due blocchi contrapposti: un lungo parco verde di 12.500 chilometri di lunghezza dal Mare di Barents al Mar Nero, fra praterie, prati umidi, foreste e paludi, per un totale di 40 parchi nazionali (di cui 6 transfrontalieri) e oltre 3.200 riserve naturali. Lungo l’ex confine delle due Germanie si incontrano 4 Centri informazioni e 48 siti museali e commemorativi. Qui il percorso della Green Belt si snoda sulla strada di pattugliamento realizzata con pesanti lastre di cemento forate e battuta dalle guardie di confine dell’ex Repubblica Democratica Tedesca, che correva parallela all’invalicabile recinzione metallica esterna. Strada facendo si incontrano tratti di barriere e fortificazioni conservati o restaurati: la recinzione esterna era costruita con robusti pannelli a rete in lamiera stirata dalle maglie piccole e taglienti, con fossati antiveicolo a V, zone illuminate a giorno, 473 bunker e 578 torrette di osservazione, oltre a caserme e altre strutture militari utilizzate dalle circa 55mila guardie di confine.
Eisenach: Bach, Lutero e le auto dell’Est
Eisenach si trova al margine occidentale della Selva di Turingia. La città è nota per il castello di Wartburg, patrimonio mondiale dell’Unesco, e per aver dato i natali al compositore Johann Sebastian Bach, di cui è possibile visitare il museo: espone circa 250 oggetti originali, e tra questi diverse partiture autografe originali del compositore.

Il nucleo del complesso è una casa a graticcio di circa 550 anni originaria della zona in cui Bach abitò. Oggi qui è possibile assistere più volte durante la giornata a un piccolo concerto di strumenti antichi collezionati.
Ma a lasciare a bocca aperta è la maestosa fortezza dove il padre della Riforma protestante Martin Lutero, che visse nella città per diversi anni come studente della scuola di latino, si rifugiò, inseguito dalla scomunica di Papa Leone X. Qui, nascosto tra il 1521 e il 1522 nel castello di Wartburg da Federico III di Sassonia detto il Saggio, che ne simulò il rapimento, tradusse il Nuovo Testamento in tedesco.

Qui è possibile visitare la sua cameretta austera, tanto diversa dalle altre stanze fastose della corte dove nel 1207 si svolse la Sängerkrieg, la storica gara poetica tra menestrelli che Richard Wagner avrebbe ripreso, rendendola poi famosa, nel Tannhäuser. Nel castello dal 1211 al 1227 visse anche Elisabetta d’Ungheria, poi proclamata santa, moglie di Ludovico IV di Turingia, morto a Otranto mentre attendeva di imbarcarsi per la Terrasanta per prendere parte alla sesta crociata. Dalla morte del marito, Elisabetta si dedicò completamente ad una vita di povertà al servizio dei poveri e dei malati ritirandosi nell’ospedale che aveva fatto costruire a Marburgo, dove morì a soli 24 anni.

Ma la storia tedesca ha intrecciato altre volte il suo corso con questo castello, che nel 1817 ospitò il Wartburg Festival, nel quale 500 studenti e diversi professori protestanti festeggiarono il lascito di Lutero e la vittoria contro Napoleone nella battaglia di Lipsia, spinti da un sentimento che avrebbe gettato le basi per l’unificazione della Germania. Se l’interno merita una visita, il castello si può ammirare anche dalle terrazze e dalle finestre del severo hotel Haus Hainstein che si trova ai suoi piedi.
Wartburg è un nome suggestivo che ha dato anche il marchio della vettura popolare prodotta nel polo automobilistico di Eisenach dal 1965 al 1989 e considerata sorella della Trabant.
Erfurt e i 700 anni del Ponte dei Mercanti
Una piazza spettacolare con una quinta di facciate meravigliosamente conservate accoglie il visitatore nella capitale della Turingia, una delle città più belle del Paese. Tra i punti di riferimento vi sono il ponte medievale Krämerbrücke (al quale ogni anno a metà giugno è dedicata una festa) e la Cattedrale di Santa Maria.

Sopra questo ponte medievale nato sul fiume Gera per collegare due chiese passava la Via Regia dei pellegrini che univa Santiago di Compostella con Kiev e Mosca. Esattamente come a Firenze, i negozi sul ponte costruito, allora come oggi, erano rigorosamente selezionati. La ricchezza della città, sede universitaria (è la terza più antica di Germania e ci ha studiato filosofia anche Lutero, che entrò nel convento degli agostiniani), è legata al guado, una pianta un tempo usata per colorare i tessuti di blu. Oggi il fiume Gera è molto sfruttato da chi vive in città, ricco di parchi e localini. E il 13 giugno sarà possibile bere un bicchiere di prosecco in chiesa, in ricordo dei 500 anni dal matrimonio di Lutero.
Weimar, da Goethe e Schiller alla Bauhaus
Weimar è una città piacevole da vivere e colta da “respirare”: il suo passaporto è fatto di una trentina di musei per sessantamila abitanti.

Impossibile non restare affascinati dal patrimonio classico fatto dai palazzi, i giardini e le collezioni dei duchi di Weimar, dalle residenze e dal patrimonio letterario di Goethe e Schiller, o ancora la piazza del mercato con i suoi localini e l’hotel Elephant, dove risiedeva Thomas Mann. Goethe ebbe un ruolo fondamentale nella cultura della città, grazie al suo sodalizio con i duchi Carl August e Anna Amalia. Nel 1775 il poeta fu chiamato a Weimar dal duca e vi si stabilì, diventando un figura centrale della corte e contribuendo alla trasformazione di quello che era un borgo agricolo in un centro culturale e intellettuale di grande importanza. La sua casa, con la grande scala a serpentina, le sale ariose dai colori pastello, la collezione di gessi e gli affreschi copiati dalle stanze del Vaticano di Raffaello, sono un inno alla classicità.

Un sogno che si irradia al resto della città, dal parco alle piazze, fino alla Biblioteca Anna Amalia, una bomboniera rococò ricca di libri e busti di uomini illustri diventata il simbolo della Germania. Quest’anno a Weimar si festeggiano i 250 anni dall’arrivo del poeta in città e dalla prima versione dell’opera più imponente di Goethe, il Faust. Fino a dicembre all’Archivio di Goethe e Schiller (dove è conservata anche una lettera di Foscolo all’autore del Werther) sono esposti i brani del manoscritto originale dell’opera. Al Faust è dedicata anche una mostra più “pop” al Museo Schiller, con una rilettura radicale dell’opera: Heinrich Faust viene presentato come simbolo di una modernità ambivalente, accompagnato da oggetti delle collezioni naturali e artistiche di Goethe, ma anche da 60 filmati e fumetti, in una visita che propone diverse chiavi di lettura a un pubblico ampio.

E poi c’è il Bauhaus, l’istituto superiore di istruzione fondato da Walter Gropius nel 1919 nel contesto storico-culturale della Repubblica di Weimar per promuovere un nuovo metodo educativo in grado di integrare arte e industria e raggiungere l’armonia tra le diverse attività artistiche. Una scuola che ha gettato i semi del design della democrazia ma dalla vita difficile, osteggiata dal nazismo, e oggi ricordata nel Museo progettato dalla giovane architetta Heike Hanada e inaugurato nel 2019.

Il Museo del Bauhaus di Weimar ospita la più antica collezione del Bauhaus al mondo con 150 oggetti lasciati da Gropius prima di trasferirsi a Dessau oltre a una suggestiva collezione di utensili in vetro stampato, materiale prezioso che da icona aristocratica si trasforma in oggetto popolare.
La Rhön e il memoriale di Point Alpha
La Rhön è una regione naturale che collega gli stati federali di Turingia, Assia e Baviera.

È nota per i suoi paesaggi ampi e aperti. La regione è riconosciuta come "parco naturale" e riserva della biosfera Unesco, fra panorami mozzafiato, montagne, colline, valli e foreste. In passato, la Cortina di Ferro la divideva in due parti. Di questo periodo resta Point Alpha, uno dei punti più pericolosi del confine, chiuso solo nel 1991. Qui infatti a pochi metri si fronteggiavano le torrette di controllo dei militari americani e sovietici: Nato e Patto di Varsavia furono a lungo pericolosamente a contatto di sguardi. Oggi ospita mostre permanenti dagli allestimenti interattivi sulla divisione delle due Germanie e sulla storia della Cortina di Ferro e delle sue vittime, sulle procedure militari e sulla vita dei civili nella zona di confine.

Con due sezioni all’aperto: un percorso pedonale di 400 metri lungo un tratto di barriera in filo spinato con ostacoli in cemento, appositamente restaurato, e l’ex base militare delle truppe americane con la torre da cui guardare negli occhi il “nemico”.