
Federico García Lorca (Fuente Vaqueros, 5 giugno 1898 – Víznar, 19 agosto 1936). In alto, la nuova edizione dei Sonetos
Qualsiasi aggettivo si voglia dare all’amore provato da Federico García Lorca – amore che lui definiva "oscuro" – non si può che celebrare la ripubblicazione in questi giorni, in Spagna, di undici sonetti scritti nel 1936, poco prima che il poeta andaluso fosse fucilato dai franchisti (19 agosto di quell’anno): se il suo corpo non è mai stato trovato – sepolto in una fossa comune di Fuentegrande de Alfacar nei pressi di Granada – la sua opera letteraria fortunatamente sopravvive e nonostante i tanti anni passati dalla morte molti studiosi ritengono che si possano avere nuove sorprese e inediti.
Sonetos del amor oscuro, dato alle stampe nelle ultime settimane di maggio dall’editore Henrique Alvarellos, è la riproduzione fedele di un libretto con la copertina rossa che nell’autunno 1983 venne recapitato a una selezionata cerchia di lettori, 250 persone, in una busta anonima senza neanche l’ombra di un minimo indizio che potesse far risalire al mittente. Adesso quelle copie valgono ognuna 5000 euro. Solo un anno dopo, nel marzo del 1984, la famiglia di Lorca acconsentì alla diffusione di quei sonetti tramite la pubblicazione sul giornale spagnolo Abc. Il titolo Sonetos del amor oscuro era stato dato al libretto dal poeta: testi rimasti chiusi in casa per così tanti anni e tenuti nascosti perché, dice Alvarellos, "tra i suoi familiari circolava il timore che la diffusione di queste poesie avrebbe resuscitato alcuni dei fantasmi che avevano così pesantemente gravato sulla sua vita e la sua opera".
Uno di questi fantasmi era l’omosessualità: gli undici sonetti sono fortemente erotici, tormentati, disperati, appunto figli di un amore "oscuro", come lo definisce il poeta stesso. "Oscuro" e mortale: la polizia di Francisco Franco in un documento riservato ritrovato alla caduta del regime scrisse che l’esecuzione di García Lorca – contro la quale i maggiori intellettuali dell’epoca, da De Falla a Neruda, espressero tutta la loro condanna – era motivata dall’essere "un massone appartenente alla loggia Alhambra che praticava l’omosessualità e altre aberrazioni".
Le poesie erano comunque conosciute da alcuni fin dalla loro composizione. Il poeta Vicente Aleixandre (Nobel per la Letteratura 1977), che con Lorca contribuì alla creazione della "Generazione del ‘27" che una così forte impronta ha dato alla cultura spagnola e anche all’antifranchismo, disse dopo averli ascoltati dalla voce dell’autore: "Non potevo fare altro che fissarlo e dire: “Che cuore! Tanto amore e tanta sofferenza“. Mi guardò e sorrise come un bambino". Aleixandre, bisessuale, commentò più tardi: "Quei versi sono un prodigio di passione, entusiasmo, felicità, tormento, puro e ardente monumento all’amore". García Lorca ne lesse alcuni al grande amico Pablo Neruda, tanto che il poeta cileno scrisse che "l’ultima volta che lo vidi mi portò in un angolo e quasi di nascosto recitò a memoria sei o sette sonetti che ancora ricordo per la loro incredibile bellezza".
Uno dei 250 destinatari del libretto anonimo nel 1983 fu Ian Gibson, studioso irlandese di Lorca, che leggendoli notò che la parola omosessualità non appare in nessun testo, eppure "la grammatica, gli aggettivi rendono esplicito che Lorca ne stia parlando". Facendo un parallelo con Oscar Wilde, Gibson sostiene che "era l’amore che non osava pronunciare il suo nome. Quella era la situazione e questi sonetti, molto intimi, parlano in modo piuttosto esplicito dell’amore omosessuale e dell’angoscia che ne consegue. È un amore difficile, uno sforzo per illuminare l’altro lato che non poteva essere mostrato. E sono bellissimi". Bellissimi ma nel 1983 clandestini; un’edizione "pubblicata per ricordare la passione dell’uomo che li ha scritti" chiariva una dedica nell’ultima pagina del libretto, rigorosamente anonima. Si voleva dare uno stimolo ancora più forte al Paese che stava combattendo le "peggiori abitudini" che ancora resistevano nonostante il Caudillo fosse caduto da otto anni.
I titoli degli undici sonetti sono decisamente evocativi: Sonetto della ghirlanda di rose, Sonetto del dolce lamento, Ferite d’amore, Sonetto della lettera (Il Poeta chiede al suo amore di scrivergli) – "...Mi graffio le vene mi strappo i capelli / tigre e colomba sulla tua cintura / sui gigli e i morsi dei nostri duelli!" –, Il Poeta dice la verità, Il Poeta parla al telefono con Amore, Il Poeta chiede al suo amore della Città Incantata di Cuenca, Sonetto di Góngora in cui il Poeta invia una colomba al suo amore, Oh, voce segreta dell’Amore oscuro!, Amore dorme nel petto del Poeta e infine Notte d’amore insonne: "…L’alba ci riunì sul letto,/ le nostre bocche posate sul gelido flusso / di sangue infinito che si riversa./ E il sole entrò dal balcone chiuso / e il corallo della vita aprì il suo ramo / sul mio cuore avvolto nel sudario".