Roma, 12 giugno 2025 – Una bicicletta abbandonata sul ciglio della strada. La ruota gira, ancora. Un bambino è sparito nel nulla. È il 1981 e da quel momento in poi, nessuno saprà più nulla di Daniel Miller. O forse sì. Trent’anni dopo, due giornalisti investigativi – Miren Triggs e Jim Schmoer – ricevono una richiesta disperata: trovare la verità che il tempo e il silenzio hanno sepolto. La crepa del silenzio (Salani), ultimo romanzo di Javier Castillo, autore bestseller spagnolo da oltre tre milioni di copie vendute, chiude una trilogia di successo iniziata con La ragazza di neve e proseguita con Il gioco dell’anima. Ma più che una saga, è un’indagine nei buchi neri della nostra società: bambini scomparsi, verità manipolate, silenzi che gridano.

“Ogni mia storia nasce da un’immagine fissa – ci racconta Castillo nel nostro vodcast Il piacere della lettura – in questo caso una ruota che gira da sola, una domanda: ‘Dov’è mio figlio?’”. Se il noir degli anni ‘60 metteva in scena i bassifondi e il disagio metropolitano, oggi il thriller punta dritto ai nervi scoperti del presente: media corrotti, violenza sistemica, armi, libertà d’informazione che si sgretola. “Il giornalismo investigativo sta sparendo – ci dice Castillo – perché i quotidiani non hanno più risorse, vivono schiacciati dalla velocità dei social. Ma senza inchieste, senza coloro che vanno a cercare la verità sotto la superficie, la democrazia si ammala”.

La protagonista, Miren Triggs, è il riflesso di questo mondo: testarda, fragile, libera. Eppure anche lei inciampa nel non detto, nel dolore che non sa più gridare. “Il silenzio è ovunque: è nei nastri registrati dal piccolo Daniel, è nei personaggi che non parlano per paura. Eppure è solo ascoltandoci davvero che troviamo la pace.” Nel corso dell’intervista, Castillo tocca temi delicatissimi: il riarmo europeo, le armi facili in America, la violenza che cresce anche qui, nelle nostre strade. “Abbiamo vissuto anni di pace, ma ora fa paura vedere quanto velocemente si possano costruire nuovi nemici. La storia ce lo insegna: basta poco".
E l’amore? È sempre lì. Nascosto tra le righe. “L’amore è il motore delle mie storie – ci dice con un sorriso – ma non quello perfetto. Quello che arriva quando meno te l’aspetti. Che non puoi controllare. Che non devi giudicare”.
Con ironia, lo scrittore racconta anche l’affetto del pubblico – in gran parte femminile – che affolla le sue presentazioni. “Credo che le donne leggano di più perché hanno più empatia. Il mondo del libro si regge su di loro”. Un’osservazione che, più che un complimento, è un dato culturale potente. Castillo ha partecipato anche all’adattamento Netflix de La ragazza di neve, ma ammette: “I libri restano migliori. Perché parlano di te, dei tuoi ricordi, e solo un libro può farti sentire così vicino a una storia da pensarla tua”. Come a dire che nessuna immagine potrà mai sostituire la voce che ti sussurra qualcosa all’orecchio mentre sfogli le pagine. E forse è proprio qui che La crepa del silenzio colpisce: non nelle indagini, nei colpi di scena o nelle rivelazioni finali – tutte ben presenti – ma nel modo in cui riesce a riflettere la realtà. A fare da specchio a un mondo dove spesso il male nasce non solo da chi urla, ma da chi tace. “Il mondo è un posto orribile solo perché le brave persone rimangono immobili”, dice Castillo. Un monito, più che una frase. E un invito, potente, a rompere il silenzio. Prima che il silenzio rompa noi.