Martedì 17 Giugno 2025
Murizio Sacconi
Editoriale e Commento

Flat tax per straordinari, premi e welfare

Le premialità sono spesso mortificate da una fiscalità punitiva e disincentivante perché progressiva

Una busta paga

Una busta paga

Accantonati i referendum, si può tornare ai veri problemi del lavoro a partire dalla crescita dei salari mediani. I contratti collettivi nazionali, proprio perché applicati a larghe platee di imprese molte delle quali faticano a sopravvivere, non possono andare oltre il recupero a posteriori dell’inflazione.

Spesso però sostengono i redditi attraverso il rafforzamento delle prestazioni sanitarie, assistenziali, previdenziali integrative. Queste hanno un valore economico sensibile perché corrispondono a bisogni primari dei lavoratori e dei loro nuclei familiari.

Le istituzioni hanno il dovere di garantirle a tutti rispetto ai contratti sleali. Oltre a ciò, i salari possono essere incrementati nella dimensione aziendale attraverso una più adeguata remunerazione degli straordinari e del lavoro notturno o festivo. Oppure, ancora, mediante erogazioni di benefit e di premi collegati alla produttività o agli utili dell’impresa.

Queste premialità dovrebbero essere determinate da semplici accordi aziendali o dagli stessi contratti nazionali se li rendono esigibili in relazione al verificarsi di altrettanto semplici parametri nelle imprese. Ma tutti questi redditi sono mortificati da una fiscalità punitiva e disincentivante perchè progressiva. Per questo la stessa revisione delle aliquote non è sufficiente e forse nemmeno consigliabile.

Solo una tassazione piatta e definitiva può sottrarre la parte variabile delle retribuzioni agli effetti perversi della progressività facendola consistente. Mentre i buoni pasto e le erogazioni a titolo di welfare non devono costituire reddito tassabile.

La ricostituzione di un grande ceto medio si fonda infatti sull’elementare ma dimenticato criterio del “più lavoro, più guadagno” in modo da aumentare l’offerta di lavoro, la disponibilità al sacrificio, la produttività e i consumi.

Quando gli stessi giovani escono dall’Italia cercano esperienze ma, soprattutto, guadagni migliori.